
Critica: L’ idea e’ notevole: presentare il potere a servizio dei massmedia da una parte come presenza che travolge , atterrisce, imperversa, e come forza prepotente di asservimento a mezzi utilizzati come nuova forma di esercito di conquista ; dall’ altra rinfacciare ai teleutenti , indotti alla corsa al consumismo a ripetere con passiva ottusita’ gesti, costumanze e tradizioni ormai vuote di significato e ridotte ad esteriorita’ fracassona e luccicante. Ma il tutto viene disperso , nella confezione , in una farragine di momenti narrativi disorganici affestellati da un montaggio privo di rigore e rintronati dal continuo rumore. Il risultato e’ confuso e sgangherato, e tuttavia ha piu’ spessore di quanto non sembri promettere all’ inizio. E’ forse un modo paradossale – tutto americano – di indurre a un esame di coscienza sul proprio perche’ di vita e di proporre l’ idea della bonta’ nel quotidiano, non solo nell’ attesa del Natale. Si tratta comunque di una bonta’ vaga ed epidermica, con radici labili nelle emozioni e nei ricordi, e di un futuro rappresentato mediante l’ incubo del passare del tempo e il deterrente della morte , non del trionfo della vita. Completamente assente dunque il significato profondo e definitivo del Natale, quello che da ‘ senso alla bonta’ : il Natale come divina condivisione della fatica umana di vivere nel tempo, per spalancare agli uomini orizzonti d’ immortalita’.

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